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LES MISERABLES Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 febbraio 2013
 
di Tom Hooper, con Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway, Eddie Redmayne, Aamanda Seyfried, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen (Gran Bretagna, 2012)
 
Lungo, ridondante; e in definitiva, per uno di quei miracoli che riescono allo sguardo cinematografico autentico, piuttosto straordinario. C'è il macigno di una genesi che avrebbe travolto chiunque a monte di questo atto finale di Tom Hooper, il regista dell'indimenticato IL DISCORSO DEL RE. Il capolavoro di Victor Hugo del 1862, romanzo fra i più letti della letteratura, una riflessione sulla natura umana, e storica, sociale, filosofica, religiosa, sentimentale divenuta proverbiale. Quindi, nel 1980, personaggi mitici come il forzato per un pezzo di pane Jean Valjean, il persecutore dei persecutori Javert, il piccolo, delizioso rivoluzionario Gavroche, o Fantine, l'operaia costretta prostituirsi perché sopravvivi la figlia Cosetta, che vengono trasposti in un musical francese di relativo successo, musicato da Claude-Michel Schönberg e diretto da Robert Hossein. Infine, la versione londinese firmata da Herbert Kretzemer, seguita da quella a New York che ne fanno lo spettacolo musicale più visto di tutti i tempi, 60 milioni di spettatori.

Ora, la versione filmata di LES MISERABLES, l'ennesima. Ma Tom Hooper ci mette del suo: ricalca quasi fedelmente lo spettacolo teatrale e le sue melodie, ma non ne fa un musical tradizionale. Non con le cadenze, la successione di canzoni, coreografie, balletti della gloriosa tradizione dei Vincente Minnelli e Stanley Donen: entra di peso nella monumentalità del soggetto con un ulteriore azzardo, rinunciare ai dialoghi, e fare cantare dal vivo gli attori, abolendo gli abituali playback. La scommessa è riuscita, se il film sta sfondando al box office, presentandosi agli Oscar con ben 8 nomination dopo avere razziato vari Golden Globes. Dopo essere riuscito a girare un film su un re privato della propria di voce, Hooper rinnova la prodezza: i limiti vocali di Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway anziché nuocere all'impatto delle loro presenze ne accentuano dapprima lo sforzo fisico, quindi un'adesione emotiva spesso commovente, talvolta spasmodica, sempre significativa.

Il regista entra nella grandiosità ma anche nella schematicità dei temi e dei personaggi, nella ridondanza ambientale delle barricate del 1832 contro l'Ancien Régime,nel fervore romantico delle passioni con grande intelligenza: usando l'amplificazione espressiva per sposare, al tempo stesso smussare l'enfasi dell'impresa. Gli riesce quello che Hitchcock chiamava il segreto della riuscita, il ruolo del Cattivo. E se è vero che in progressione il film perde una parte della propria dinamica, quella cinepresa a spalla che indaga fra le scenografie e gli effetti speciali monumentali, il montaggio sfrenato che scruta la straordinaria generosità degli attori, la loro fisicità nell'affrontare un testo e un messaggio minacciati dal manierismo testimoniano di una riuscita più che sorprendente.


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